Eugenio Corti

Gli editori bocciarono Eugenio Corti perché descriveva «il fallimento del laicismo»

Ore 14,05 telefona il dott. Torri della Mursia, dice che la signora Mursia s’è letta tutte “le milleduecento” pagine del libro, e (ho annotato subito le sue parole) “non se la sente d’affrontare l’opinione pubblica” con un’opera simile.  Poi cerca di annacquare dicendo “con un’opera così lunga”. E questo benché io avessi proposto d’acquistare a prezzo di costo tutte le copie invendute, secondo m’era stato suggerito da Gabrio Lombardi (che ha già fatto un paio di anni fa una simile combinazione editoriale con Mursia). Non me la prendo: in fin dei conti è naturale che dei laici si rifiutino di pubblicare un’opera in cui di descrive il fallimento del laicismo.

Il cavallo rosso

Gli intramontabili: Il cavallo rosso di Eugenio Corti

E’ infatti il “Guerra e pace” italiano e non riesco a immaginare come meglio l’autore avrebbe potuto rendere al lettore l’immensa follia che è la guerra, come meglio avrebbe potuto coinvolgermi fino alle lacrime scrivendo dei ragazzi al fronte che ero io, che erano gli amici fraterni che ho avuto io, che erano la meglio gioventù, solo nati cinquanta o sessant’anni prima di me.

Eugenio e Vanda Corti

La ‘incontemporaneità’ di Eugenio Corti scrittore cattolico più noto all’estero che in patria

Questo pone Eugenio Corti, a mio parere, trai pochi autori ‘incontemporanei’ del panorama letterario, come Charles Péguy, per fare un solo nome: presente al suo tempo ed in esso pienamente immerso, ma senza farsi determinare dalla mentalità corrente, perché ancorato a quel “di più” che ogni essere umano in fondo cerca, più o meno consapevolmente: la Verità – che non è un sentimento, ma il fondamento ultimo dell’essere, cioè Dio stesso.