Categoria: Articoli su Eugenio Corti
Te lo ripeto: senza di te al mio fianco la bellezza che c’è nei miei — nei nostri — libri, non ci sarebbe stata; solo io sono in grado di dire questo, e te lo dico e giuro davanti a Dio. Perciò la tua vita non è stata qualcosa di spento, ma al contrario, di luminoso: è stata una straordinaria avventura di donna, come a nessuna delle tue ave, che si sono succedute in un millennio, è toccata in sorte.
Ogni tanto si interrompeva pensoso e anticipava una questione che gli stava a cuore: “Adesso ti dico questa cosa, così poi la scrivi nel prossimo libro…”. Con il tempo la sintonia si era fatta sempre più essenziale. Da quando il suo cuore aveva iniziato a fare i capricci, era impensierito dal passare del tempo e da indicazioni “per dopo, quando io sarò passato di là e tu ci sarai ancora”. Una volta ero scattata: “No, per favore, questo discorso su di te non lo voglio sentire”. Sul volto paziente era passato un sorriso commosso: “Invece devi. E poi io la morte la affronto come un soldato, il più possibile con allegria”.
«Quel mattino, camminando sui campi striati dalla brina avevo fatto una solenne promessa a me stesso: scopo della mia vita sarà di rendere gloria a Dio con qualche grande opera di poesia. La Provvidenza mi indicava forse le strade per le quali sarei dovuto passare per raggiungere questo scopo: la guerra e un lungo peregrinare»
Una vita da testimone, la sua, sia in opere narrative che di memoria e in saggi, sino a questi ultimi giorni che lo vedevano impegnato nella revisione del saggio Il fumo nel tempio, nel quale veniva riordinando taluni fatti emblematici accaduti dal 1970 a oggi.
Modernissimo. Anche se fino a 93 anni ha scritto e studiato nella stanza dov’era nato, con la scrivania davanti alla finestra per vedere le Prealpi lombarde. Anche se parlava della patria come dell’«eredità lasciata dai padri». Anche se diceva che una farfalla basterebbe a dimostrare l’esistenza di Dio (maiuscolo). Eugenio Corti, uno dei cinque più grandi scrittori italiani del Novecento – gli altri quattro sceglieteli voi, o forse li avete già sul comodino – è modernissimo. Proprio perché parlava, scriveva e viveva così. E a tre anni dalla morte continua a ricevere lettere come se fosse eterno, nella sua casa gialla di Besana Brianza dove nacque il 21 gennaio 1921, curiosamente e per una forma di contrappasso, il giorno della fondazione del Partito comunista italiano.