Quando Eugenio Corti la sera del 4 febbraio è morto serenamente nella sua bella casa di Besana Brianza, forse avrà rivisto in pochi istanti la sua vita, un lungo nastro lucente dispiegatosi per 93 anni. E si sarà come per magia ritrovato nel freddo spaventoso della steppa russa, durante quella ritirata del 1943 che fu la tomba di decine di migliaia di soldati italiani. E avrà ricordato, il vecchio Eugenio, quel momento inevitabile in cui pensi che sia finita: ti rendi conto che le bombe e i micidiali katiuscia dell’esercito sovietico, oppure il gelo, o la mancanza di cibo, ti faranno morire lì, solo un altro corpo esanime fra i tanti che vedi intorno a te irrigiditi nella morsa del gelo.