Categoria: I più non ritornano

L’introduzione di Luca Doninelli a I più non ritornano

Spesso si parla di letteratura quando la letteratura non c’è. Oppure c’è, ma si fa come se non ci fosse. Si può passare una vita a parlare di Dante o di Leopardi in loro assenza. A interpretarli. A mettere loro in bocca parole che sono soltanto nostre.

Già, «mettere in bocca». Che espressione sconsolata! Un vero scrittore non mette in bocca nessuna parola ai suoi personaggi, perché un vero scrittore sa che i personaggi non sono suoi, e che le loro parole sono le loro, e non le sue.

Ma un grande romanziere, se grande è, non lo si interpreta: lo si legge, e allora lo si capisce, lo si ama, lo si fraintende, e tutto questo capire e non capire entrerà a far parte del suo destino, del destino della sua opera, ne segnerà il percorso, la forma della sua fortuna, che per i grandi scrittori è diversa da persona a persona – così come è sempre uguale (mi spiace contraddire Tolstoj) la fortuna degli scrittori modesti: caso letterario, ottime recensioni, scalata in cima alle classifiche, saggi dedicati, saturazione, noia, dimenticanza.

Eugenio Corti

Missione divina contro Stalin

Il Cavallo rosso di Eugenio Corti è giunto alla 25esima edizione. Per festeggiare l’evento la casa editrice Ares ha pubblicato un’edizione di lusso che ripropone in copertina la storica immagine, tratta da un’opera di Theodore Garicault, che apparve ai lettori nel maggio del 1983. E il 10 dicembre a Milano, a Palazzo Reale, ci sarà un convegno dedicato al grande scrittore lombardo.

Corti russo… in incognito

I più non ritornano (Mursia e Bur), il commovente diario di guerra che ha lanciato Eugenio Corti, il celebrato autore del Cavallo rosso (e, sempre per Ares, dell’Isola del Paradiso, di Processo e morte di Stalin, de La Terra dell Indio e, ora, di Catone l’antico) è da un paio d’anni un’opera ancor più legata alla Russia, dove si ambienta la vicenda narrata, che vede protagonisti i nostri soldati durante la terribile ritirata nella Seconda guerra mondiale. Da un paio d’anni, infatti, è stato tradotto e pubblicato in volume (settemila copie), e subito dopo interamente trasferito in internet, ovviamente in lingua russa. Possiamo dare solo adesso la notizia, perché è solo adesso che siamo venuti a conoscenza di questa iniziativa editoriale, che in verità non ha rispettato rutti i crismi del bon ton.