Il cavallo rosso

Eugenio Corti: il cavallo rosso non ha più ostacoli

Non vuole convincere nessuno del suo credo e della sua visione, ma ci accompagna per mano come fa Virgilio con Dante attraverso un itinerario esistenziale, proponendoci quel “lievito” che permette alla vita di crescere secondo le nostre esigenze e i nostri desideri più intimi, proprio come recita il titolo di una recente mostra allestita per i quarant’anni di pubblicazione del suo romanzo storico: Il cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita, diventata ora itinerante

Vanda dei Conti di Marsciano

Vanda, all’origine della bellezza dei libri di Corti

«Per due volte parli di te stessa come di una “che non ha dato frutti”: ma non è vero, la realtà non è questa. La mancanza di figli della carne è evidente; anch’io un tempo li desideravo, ma noi due non eravamo chiamati a questo: la nostra unione, nei disegni di Dio, non aveva questo fine. […] I nostri veri figli sono i nostri libri che non vengono solo da me, ma anche da te. Essi si reggono interamente – come sai – su due colonne: la verità e la bellezza, e senza di te al mio fianco e sotto i miei occhi tutti i giorni, la loro bellezza non ci sarebbe stata, o sarebbe stata enormemente monca, cioè appunto, in conclusione non ci sarebbe stata»

Eugenio Corti

Besana ricorda Eugenio Corti a 10 anni dalla sua scomparsa

Il 4 febbraio 2014, moriva nella sua casa di via Santa Caterina, a Besana in Brianza, all’età di 93 anni, lo scrittore besanese Eugenio Corti.
Nel 2024, decennale dalla morte, la Pro Loco cittadina intende organizzare una serie di iniziative volte a valorizzare la figura e l’opera di questo ”gigante” della letteratura italiana.

Giuseppe Cederle

Dicembre ’43, l’Italia “d’oro” di Cederle e dei suoi amici

La nobile figura di Cederle ha ispirato Eugenio Corti per quello che è uno dei personaggi più belli del Cavallo rosso e cioè Manno. In una delle pagine più epiche e commoventi del Guerra e pace italiano, Corti così descrive la morte di Manno, ferito a entrambe le mani durante l’assalto a quota 343.