Scritti di Eugenio Corti – Alma in galleria
Il giorno dopo, anziché arrivare col tram fino all’università, Almina scese in centro, alla fermata di piazza della Scala, ed entrò – con una certa sospensione di cuore – in Galleria. La percorse di buon passo ( il pavimento era ancora in parte a grandi rappezzature di cemento) fin davanti alla libreria di rappresentanza della casa editrice: nella vetrina principale il libro nuovo occupava il posto d’onore e portava ben leggibili sulla copertina il nome e il cognome di Michele… Era presente anche, come la giovinetta constatò con allegrezza, nelle altre librerie della Galleria e in quelle dei dintorni. Quel mattino Alma arrivò all’università con molto ritardo.
Nei pomeriggi seguenti, al termine delle lezioni, invece di prendere com’era sua abitudine il tram per la stazione ferroviaria, essa raggiungeva a piedi il centro della città. Entrava – ogni volta con un tantino di batticuore – in Galleria, e andava difilato davanti alla libreria dell’editore: il libro occupava immutabilmente il posto d’onore nella vetrina principale, con dieci-dodici esemplari disposti in modo ogni pochi giorni diverso: ora a semicerchio, ora a scaletta, ora in altra maniera. Alma contava e ricontava attentamente quelle copie: col passare dei giorni notò con una certa preoccupazione che erano alquanto diminuite di numero; tuttavia non scomparivano: altri libri erano entrati in vetrina e n’erano usciti nel volgere d’una sola settimana, e anche meno (con dispiacere della ragazza, che provava per gli sconosciuti autori una sorta di solidarietà): quello di Michele invece resisteva.
Dopo aver indugiato quanto bastava, e anche un po’ di più, davanti alla vetrina, la ragazza – molto graziosa, con le trecce che accompagnavano i movimenti del capo – ispezionava le vetrine delle altre tre librerie situate in Galleria , e di una quarta ubicata poco fuori, sotto i portici settentrionali di piazza del duomo: il libro si manteneva presente in tutte, sia pure con uno o due esemplari soltanto (Una volta che non l’aveva individuato nella vetrina sotto i portici, Alma ebbe un tuffo al cuore, pose la mano sulla maniglia della porta: col pretesto d’acquistarlo avrebbe dichiarata la propria meraviglia che non tenessero in vetrina un libro << come quello >> di cui << tutti parlano >>: lo scorse appena in tempo per trattenersi.)
Siccome la più vicina fermata dei tram per la stazione Centrale era in piazza della Scala, la ragazza doveva al termine della sua ispezione necessariamente ripercorrere la Galleria: ne approfittava ogni volta per sostare ancora un poco in muta contemplazione davanti alla vetrina dell’editore. Si avvicinava però il momento della ‘punta’ in cui le vetture tranviarie dirette alla stazione si sarebbero sovraccaricate di gente, anche a grappoli, e Alma sentiva che avrebbe fatto bene a spicciarsi; prima di staccarsi di là tuttavia entrava a volte nel negozio e ordinava una copia del libro con voce chiara, sottolineando (<< di Michele Tintori >>) il nome dell’autore, perché i presenti udissero, e magari, perché no? s’incuriosissero e lo comprassero anche loro. Qualche volta le capitava di non saper resistere alla tentazione di chiedere ( a voce più bassa, s’intende) al commesso che glielo incartava: << Beh, come va questo libro? Sempre bene? >>
<< Sì, certo, ha successo, lo vendiamo sempre >> le rispondeva il commesso.
<< Vi sembra che le prospettive siano buone anche per il futuro? >>
Il commesso si stringeva nelle spalle: << Se la cosa la interessa, posso farla parlare col direttore, venga >> e malgrado lei a questo punto si schermisse, s’avviava senz’altro, facendole segno di seguirlo: zigzagando tra scaffali carichi di libri fino al soffitto, la guidava a una scrivania in un angolo: << Commendatore, la signorina desidera dei ragguagli. >>
Finì che il commendatore, un ometto bonario, dotato, per quanto attineva ai libri, d’una memoria prodigiosa, imparò a conoscerla: << Oh, la nostra signorina! È venuta a prendere un’altra copia del Tintori? Ma brava. >> Un giorno le chiese: << Mi dica un po’, lei forse lo conosce personalmente questo autore? >>
<< Io?… Sì. >>
Attribuì ad Almina, d’aspetto così contegnoso, e con le trecce, un’età parecchio inferiore alla reale: << È forse la sua nipotina? >>
<< No, sono un’amica >> rispose Alma, avvampando di rossore.
<< Ma allora, in questo caso >> affermò generico il commendatore, ben lontano comunque dall’immaginare che di quella bimbetta l’autore fosse innamorato << alla signorina bisogna fare lo sconto. >> E rivolto alla casa: << Sconto del dieci per cento alla signorina. >>
Anche dopo quest’esperienza Alma non riuscì a impedirsi d’entrare altre volte nel negozio, e da allora – con femminile spirito pratico – pagò sempre col dieci per cento di sconto.