Taggato: Il cavallo rosso
Fare l’editore è un mestiere difficile e bellissimo, soprattutto quando si lavora in una casa editrice indipendente e battagliera come l’Ares. Qualche volta, però, i miracoli arrivano. E l’avventura di aver pubblicato Il cavallo rosso è stato un miracolo grande.
E’ infatti il “Guerra e pace” italiano e non riesco a immaginare come meglio l’autore avrebbe potuto rendere al lettore l’immensa follia che è la guerra, come meglio avrebbe potuto coinvolgermi fino alle lacrime scrivendo dei ragazzi al fronte che ero io, che erano gli amici fraterni che ho avuto io, che erano la meglio gioventù, solo nati cinquanta o sessant’anni prima di me.
Questo pone Eugenio Corti, a mio parere, trai pochi autori ‘incontemporanei’ del panorama letterario, come Charles Péguy, per fare un solo nome: presente al suo tempo ed in esso pienamente immerso, ma senza farsi determinare dalla mentalità corrente, perché ancorato a quel “di più” che ogni essere umano in fondo cerca, più o meno consapevolmente: la Verità – che non è un sentimento, ma il fondamento ultimo dell’essere, cioè Dio stesso.
Littérature et guerre forment un vieux couple. Antique si l’on remonte à l’Odyssée. Et comme la guerre est aussi multiple que la vie, ce tandem ne prend pas de rides.
Il testo non è affascinante solo da un punto di vista estetico-letterario, non manca infatti lo spessore di una lucida e profonda riflessione sulla storia e sulla cultura occidentale. Il destino degli uomini si intreccia e si confonde col destino dei popoli ora responsabili ora vittime di tante orribili sofferenze causate, secondo l’autore, dalla perdita del senso di trascendenza. Non si tratta di un giudizio moralistico, calato dall’alto di un paternalismo intellettualistico, perché con semplicità viene ampiamente documentato dai concreti gesti di umanità o, viceversa, di malvagia negazione dell’umano, che rendono il libro ricco di varietà e di equilibrio.