Il cavallo rosso

Leggere il capolavoro di Eugenio Corti

Ormai da diversi anni, più precisamente dal lontano 2003 quando conobbi per la prima volta Eugenio Corti, assegno ai miei studenti di IV Liceo Scientifico la lettura estiva del capolavoro di questo grande scrittore contemporaneo. Alla base della mia scelta stanno motivazioni legate non solo alla notevole capacità di lettura dell’animo umano presente ne Il cavallo rosso, ma anche alla possibilità di utilizzarlo come opera che racchiude preziose testimonianze di carattere letterario e storico, utilissime per aiutare i lettori, soprattutto quelli più giovani, ad analizzare le complesse e spesso tragiche vicende del Novecento.

Eugenio Corti in Russia

Cavallo non rosso

Fare l’editore è un mestiere difficile e bellissimo, soprattutto quando si lavora in una casa editrice indipendente e battagliera come l’Ares. Qualche volta, però, i miracoli arrivano. E l’avventura di aver pubblicato Il cavallo rosso è stato un miracolo grande.

Eugenio Corti

Gli editori bocciarono Eugenio Corti perché descriveva «il fallimento del laicismo»

Ore 14,05 telefona il dott. Torri della Mursia, dice che la signora Mursia s’è letta tutte “le milleduecento” pagine del libro, e (ho annotato subito le sue parole) “non se la sente d’affrontare l’opinione pubblica” con un’opera simile.  Poi cerca di annacquare dicendo “con un’opera così lunga”. E questo benché io avessi proposto d’acquistare a prezzo di costo tutte le copie invendute, secondo m’era stato suggerito da Gabrio Lombardi (che ha già fatto un paio di anni fa una simile combinazione editoriale con Mursia). Non me la prendo: in fin dei conti è naturale che dei laici si rifiutino di pubblicare un’opera in cui di descrive il fallimento del laicismo.

Il cavallo rosso

Gli intramontabili: Il cavallo rosso di Eugenio Corti

E’ infatti il “Guerra e pace” italiano e non riesco a immaginare come meglio l’autore avrebbe potuto rendere al lettore l’immensa follia che è la guerra, come meglio avrebbe potuto coinvolgermi fino alle lacrime scrivendo dei ragazzi al fronte che ero io, che erano gli amici fraterni che ho avuto io, che erano la meglio gioventù, solo nati cinquanta o sessant’anni prima di me.