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Eugenio Corti, uno scrittore al fronte

La Ronin Film Production consegna un’altra perla storica agli amanti del genere.

Il Dvd documentario di Claudio Costa, ben confezionato in ogni sua parte, narra per voce dello stesso autore, Eugenio Corti, allora sottotenente di artiglieria e sopravvissuto alla ritirata di Russia nelle fila dell’AMIR, la storia di un Italia dopo l’8 settembre che lo vede ancora protagonista nel Corpo Italiano di Liberazione.

Finita la guerra Eugenio Corti intraprende la carriera di scrittore con grande successo di pubblico e di critica. Tra i suoi libri più letti citiamo “I più non ritornano” e “Gli ultimi soldati del re” e, naturalmente il suo capolavoro “Il cavallo rosso” pubblicato dalle edizioni Ares.

Torna dopo quindici anni lo Stalin di Corti

[…] quest’autore, considerato Oltralpe un maestro della letteratura (vedi la raccolta di contributi critici Presenza di Eugenio Corti. Rassegna della critica, a cura di Argia Monti, Ares), in Italia è marginalizzato e oscurato in quella grandezza che gli sarebbe dovuta. E mentre attendiamo, forse invano, un film tratto dal Cavallo Rosso, il romanzo in cui la visione anticomunista si cala in una saga collettiva che attraversa le generazioni dal 1940 al 1974, diventando “corale, proveniente dalla condanna e dal sacrifìcio dell’uomo semplice” (M. Caprara), possiamo sempre godere della riedizione per Ares di Processo e Morte di Stalin (pp. 126, euro 14). Questa è la tragedia in cui Eugenio Corti mette in scena direttamente la figura del tiranno, titanica nella sua solitudine gravida di orrore. L’opera, messa in scena per la prima volta a Roma da Diego Fabbri nel 1962, ottenne recensioni molto favorevoli, ma anche, è naturale, grida di esecrazione da parte della stampa marxista.

Eugenio Corti, scrittore da premio Nobel

Non sarà facile suscitare l’attenzione dei soloni dell’Accademia di Svezia, quelli che ogni anno assegnano il Nobel per la letteratura. Basta pensare che l’ultimo italiano premiato è stato beffardamente Dario Fo nel 1997. Eppure Il cavallo rosso, opera monumentale tradotta in otto lingue, ha portato Eugenio Corti ben oltre i confini nazionali consacrandolo tra i grandi scrittori della narrativa europea degli ultimi trent’anni

Una giornata in casa Corti

Il mio viaggio era cominciato molto presto quella mattina. Partivo dalla provincia genovese e mi si prospettavano oltre 4 ore di viaggio.

L’ultimo treno, quello che mi doveva condurre alla meta, era così piccolo da sembrare quello delle bambole. Le stazioncine, numerose come i sassolini di Pollicino, si susseguivano in un paesaggio autunnale dai colori caldi. Allontanandomi dalla grande città, la mia mente andava ad Ambrogio e Michele che avevano percorso la stessa linea per raggiungere la Cattolica a Milano. Cercavo di ritrovare nel paesaggio i loro pensieri, di seguire il corso del Lambro che in Brianza negli anni ’40 era limpido e trasparente prima d’intorbidirsi in città.

Finalmente arrivò il mio turno di scendere e notai subito un unico uomo, ma anche un uomo unico, come presto avrei verificato, che mi attendeva.

Alto, ritto nel suo tranquillo cappotto blu, con il viso e le maniere di altri tempi, si avvicinò tendendomi la mano. Era Eugenio Corti e con quella stretta di mano iniziò un incontro per me indimenticabile.