I diari di Eugenio Corti, dal Don alla ritirata

Ciascuno è incalzato dalla sua ProvvidenzaPubblicati nel centenario della nascita dello scrittore candidato al Nobel. Editi da Ares a cura della moglie Vanda e del nipote Mario Vismara

“Mi sono chiesta se fosse giusto pubblicare questi scritti, visto che lui, finché era vivo, non lo aveva mai fatto. Ma poi ho deciso che sì, in questi diari ci sono anni fondamentali della sua vita e di quella di chi ha vissuto in quel tragico periodo. Da quando era un ragazzo spensierato di vent’anni alla tragica esperienza in Russia. C’è dentro la materia prima di quelli che sarebbero stati i suoi libri più importanti”.

Come I più non ritornano e, soprattutto, Il Cavallo Rosso, monumentale capolavoro di Eugenio Corti, testimone della ritirata di Russia e scrittore, intellettuale scomodo, profondamente cattolico e visceralmente anticomunista morto nel 2014 all’età di 93 anni.

A riflettere così oggi è una donna eccezionale, Vanda Corti, 94 anni, dalla sua casa di Besana in Brianza.

E’ stata ovviamente lei a decidere di dare alle stampe l’opera postuma del marito. Ed è così che a 100 anni dalla nascita escono ora in libreria, per i tipi delle Edizioni Ares, i diari inediti di Eugenio Corti: Ciascuno è incalzato dalla sua provvidenza. Diari di guerra e di pace 1940-1949.

“Fin da fanciullo, posso dire, ho sempre avuto il desiderio di scrivere qualcosa. Era un desiderio indefinito: ma in questi ultimi anni, esso è venuto acquistando caratteri ben determinati” scriveva ad esempio Corti il 16 febbraio del 1941.

Spiega ancora Vanda: “Le pagine scritte mentre era in Russia come sottonenente d’Artiglieria andarono perdute durante i terribili giorni della ritirata, ma appena arrivato in Italia li ricostruì meticolosamente. Non voleva che quei ricordi andassero perduti. Teneva tantissimo alla memoria e al suo lavoro di scrittore. C’è dentro tutta la sua morale”.

La moglie Vanda – che è curatrice del libro insieme al nipote Mario Vismara e a Carlo Crespi – ricorda: “Eugenio amava raccontare e lo faceva volentieri quando, in occasione delle festività tradizionali, la grande famiglia si riuniva nella casa paterna. Raccontava di soldati e di guerre, di genti e terre lontane. I bambini ascoltavano attenti quelle storie quasi fossero fiabe. Oggi la voce di Eugenio si è spenta. Le vicende raccontate che ieri sembravano fiabe, sono la “storia vissuta” di cui danno testimonianza i “Diari” (frutto di 17 quaderni inediti, ndr)”.

Divenuto scrittore, Il Cavallo Rosso soprattutto si rivelò un successo, 34 edizioni, tradotto in 8 lingue, oltre 400mila copie vendute. Alcuni anni fa, addirittura, sorse un comitato che provò a proporne la candidatura al premio Nobel per la Letteratura.

“Ma non ne sortì nulla, ideologicamente non poteva che andare così. L’ultimo italiano a vincere questo premio è stato Dario Fo, che aveva posizioni diametralmente diverse a quelle di mio marito. Ma non è importante, quello che conta è che il suo lavoro resista e sia ricordato.

A tal proposito, sono contenta che il Comune di Besana abbia deciso di dedicargli uno spazio nella sua biblioteca in cui un giorno sarà conservato l’immenso patrimonio letterario e di documentazione di Eugenio”.

(Dario Crippa, 20/05/21, Il Giorno)