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Eugenio Corti

La profezia di Eugenio Corti: “Ritornerò”

Tutto iniziò nel solaio di un’antica filanda. Potrebbe iniziare così la storia editoriale delle lettere di Eugenio Corti dalla Russia, che svelano una pagina sconosciuta della sua vita (l’avanzata in terra straniera, secondo i ritmi di una guerra “strana”, apparentemente facile), e il cantiere più remoto di alcuni suoi capolavori (annotò con scrupolo ogni esperienza). Immergersi in questo materiale inedito è stata un’avventura splendida, ma soprattutto inaspettata.

Eugenio Corti in Russia

Eugenio Corti, dalle lettere salta fuori il Cavallo

Percorse da una granitica fede cristiana, dalla convinzione di eseguire il proprio dovere di italiano e di uomo, fra l’entusiasmo della partenza, la “facile” avanzata iniziale e poi il faccia-a-faccia coi primi morti, fra carni congelate, uomini pietrificati dal ghiaccio e un e un montante senso di sfascio morale, le pagine che il giovane sottotenente invia a casa torneranno in forma narrativa – ecco l’importanza del carteggio fino a oggi inedito – nei suoi libri più importanti: prima I più non ritornano (romanzo sulla ritirata di Russia uscito nel ’47 e che piacque a Benedetto Croce e Mario Apollonio) e poi, appunto, Il cavallo rosso.

L'esperimento comunista

Una singolare assemblea di cristiani

Torino, 2 novembre 1973, self-service di via Monte di Pietà, è l’ora del pranzo: a un tavolo siedono con i modesti vassoi delle pietanze davanti, alcune personalità della ‘contestazione’ cattolica italiana, soprattutto religiosi, e con loro qualche straniero, qualche giovane intellettuale, un paio di preti passati allo stato laicale.
“Tu credi che arriveremo davvero al ‘compromesso storico’ proposto da Berlinguer?”
“Vuoi dire quello tra comunismo e Democrazia cristiana? lo spero proprio di no.”
“Guai se ci arriviamo”.
“Sarebbe un guaio tremendo!”

Come s’è detto, coloro che cosi parlavano erano dei cattolici. E per chi nutrivano preoccupazione? Per la Democrazia cristiana forse? No.
“Se arriveremo al compromesso, il comunismo s‘inquinerà”.
“S‘imbastardirà.”

Eugenio e Vanda Corti

Giorni & opere di un matrimonio

Vanda Corti è stata l’inseparabile sposa di Eugenio. In questa commovente testimonianza, raccolta da Alessandro Rivali nell’ormai celebre casa di Besana in Brianza, ricorda gli albori della loro storia d’amore, le fasi alterne del loro fidanzamento, gli anni difficili e delicati della stesura del Cavallo rosso. Ma offre anche lo spunto per un ritratto inedito dello scrittore, come della sua determinazione a portare a termine la missione che aveva ricevuto: scrivere, e scrivere per la verità.