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Il cavallo rosso

Il cavallo rosso di Eugenio Corti

Il cavallo rosso è certamente anche il romanzo del trionfo cristiano del bene sul male, ma non qui in terra come ne I promessi sposi, bensì nella luce eterna di Dio, che non conosce tramonto.. Tale sembra lo schema di questo romanzo che può dirsi anche la lettura cristiana in filigrana della storia della Chiesa italiana del post-concilio in un settore paradigmatico e privilegiato com’è la Brianza, la Vandea d’Italia. Romanzo unico nel suo genere.

Eugenio Corti

La lezione di Eugenio Corti

Modernissimo. Anche se fino a 93 anni ha scritto e studiato nella stanza dov’era nato, con la scrivania davanti alla finestra per vedere le Prealpi lombarde. Anche se parlava della patria come dell’«eredità lasciata dai padri». Anche se diceva che una farfalla basterebbe a dimostrare l’esistenza di Dio (maiuscolo). Eugenio Corti, uno dei cinque più grandi scrittori italiani del Novecento – gli altri quattro sceglieteli voi, o forse li avete già sul comodino – è modernissimo. Proprio perché parlava, scriveva e viveva così. E a tre anni dalla morte continua a ricevere lettere come se fosse eterno, nella sua casa gialla di Besana Brianza dove nacque il 21 gennaio 1921, curiosamente e per una forma di contrappasso, il giorno della fondazione del Partito comunista italiano.

Eugenio Corti

L’opera immortale dello scrittore brianzolo Eugenio Corti

Ripensare lo scrittore Eugenio Corti ed il suo contributo alla storia della letteratura italiana contemporanea, non solo costituisce un atto di giustizia verso lo scrittore scomparso ormai da tre anni (Eugenio Corti è morto infatti il 4 febbraio 2014 nella sua Brianza), ma allo stesso tempo deve diventare opera di studio serio ed attento, per sgomberare, altresì, la grande opera di questo scrittore da troppi luoghi comuni e da un isolamento ingiustificato, iniziato dopo che lo scrittore brianzolo aveva concentrato la sua attenzione sull’ideologia comunista, con l’opera “Processo e morte di Stalin”, opera che fu rappresentata a Roma nel 1962 dalla Compagnia stabile di Diego Fabbri.