Categoria: Scritti di Eugenio Corti

Il cavallo rosso - edizione francese

Cristianizzare il mondo, perché la bomba non scoppi più

Per gentile concessione delle Edizioni Ares pubblichiamo un brano tratto dal romanzo Il cavallo rosso dello scrittore Eugenio Corti (1921-2014) che narra l’angoscia che portò tra i prigionieri di guerra la notizia dello scoppio delle prime bombe atomiche nel 1945. Protagonista della scena è l’ufficiale italiano Michele Tintori, personaggio di fantasia, che si trova prigioniero di guerra in un lager russo a Susdal, cittadina a quasi 200 chilometri ad est di Mosca, che ospitava molti soldati, tra i quali un buon numero di italiani, catturati durante la tragica ritirata dell’inverno 1942-1943. Nel brano viene citato anche il cappellano militare padre Guido Turla (1910-1976).

Eugenio Corti e i genitori

Ecco il diario inedito di Eugenio Corti

Nel numero di giugno di Studi cattolici (rivista edita da Ares) è incluso un prezioso «Quaderno speciale» dedicato a Eugenio Corti (1921-2014). Si festeggia la nuova edizione in lingua francese del Cavallo rosso (Le Cheval rouge, Noir sur Blanc, Montricher 2020, traduzione di Françoise Lantieri, pagg. 1416, euro 32). Il Quaderno si apre come meglio non si potrebbe, ovvero con un inedito dai Diari di guerra dello scrittore (qui ne presentiamo un breve stralcio).

Il fumo nel tempio

A dieci anni dal Concilio: come un laico vede la situazione

Cos’è accaduto? A mio modo di vedere, questo: mentre da una parte (da parte della Chiesa) col Concilio c’è stata apertura a tutti: ai laici, ai fratelli separati, ai lontani, al mondo contemporaneo, letteralmente a tutti, dall’altra parte non solo non c’è stata vera corrispondenza (cosa che in fin dei conti succede più o meno da duemila anni), ma si sono portati avanti, e a fondo, tentativi di snaturare la Chiesa. Ciò approfittando, a me sembra, non solo delle nostre braccia aperte, ma anche di una nostra reale mancanza di prudenza.

Eugenio Corti e i genitori

L’uscita dalla sacca in Russia

Fuori della sacca!
Non avrei più dovuto fuggire come un animale braccato, con la morte alle costole. E avrei potuto rivedere i miei cari, la mia casa, l’Italia.
Dovevo scuotermi, ridere, gridare dalla gioia! Già!
Chinai il capo e ringraziai più fervidamente che potei la Madonna, che mi aveva conservato in vita.

Poi, mentre camminavo, cominciò a venire il ricordo degli altri… Pensavo con struggimento doloroso a quanti erano rimasti lungo la via del nostro calvario. Chissà se in questo momento ce n’erano di vivi in mano al nemico? Migliaia e migliaia forse? O erano stati uccisi tutti?