Scritti di Eugenio Corti – La squadra manifesti

Il cavallo rosso - edizione spagnolaLa cena era al caffè ( caffè vero, importato dal Brasile come una volta) e i discorsi al tavolo s’erano frazionati, quando giunse dalla strada un confuso vocio. I nervi di tutti erano tesi: sebbene non mancasse una componente gioconda in quel rumore. Ambrogio, alzatosi, anziché aprire una delle finestre che dalla sala davano sulla strada, si trasferì nel locale attiguo: qui aprì l’unica finestra e s’affacciò. Era in arrivo una delle squadre di ragazzi addetti all’affissione dei manifesti; il giovane rientrò in sala e chiamò Michele: << Vieni a vedere. >> Tornarono ad affacciarsi insieme.

I ragazzi venivano avanti motteggiando e ridendo, con alla testa come capo squadra Saulo, il maggiore dei sette figli dell’autista Celeste ( futuro industriale e futuro sindaco di Nomana, come s’è detto. ) Dietro costui avanzava il portatore della scala, con la sua scaletta di appena sei o sette pioli collocata orizzontalmente  su una bicicletta, nonché un ragazzino più piccolo, pure con bicicletta a mano, che portava appeso al manubrio il secchio della colla. Dietro, coi rotoli dei manifesti e con pennelli vari e qualche pennellessa ad asta, venivano gli altri, e in coda alcuni pressoché bambini, i quali seguivano non per lavorare ma per gioco, e vociavano allegramente con le loro voci bianchi. Il capo squadra Saulo, piuttosto seccato per quel chiasso, contribuiva a incrementarlo gratificando ogni tanto la propria truppa di frasi come: << Avanti ragazzaglia ( bagaiéra). –Avanti squadra della buona morte. – Avanti branco di paolotti col secchio della colla…>> Alle quali frasi i più vicini tra i suoi seguaci, in particolare il piccolo che portava la colla, gli rispondevano puntualmente: << E tu anche. – E tu sei il capo. – E tu sei il più paolotto di tutti… >> senza perdere una battuta, finché scorsero i due alla finestra e allora azzittirono. << Buona sera dottore >> salutò il capo squadra, e ai suoi:  << Alt, ferma qui >> ordinò.

Indicò uno spazio sul muro della casa di fronte: << Qui ne mettiamo quattro, uno di fianco all’altro: due con lo scudo e due con la faccia della Democrazia. >>

<< Ne abbiamo di più col filo spinato >> lo avvertì uno dei portatori dei manifesti, mentre la squadra si disponeva all’azione.

<< Lo so >> rispose con voce marcatamente seccata Saulo: << Lo so. Però quelli v’ho detto che li mettiamo nella strada del circolino comunista. Dai, non perdiamo tempo. >>

Di lì a poco era costretto ad alzare di nuovo la voce: << No, Adeodato, no. Quante volte devo dirtelo che, per mettere la colla, il manifesto non bisogna mica stenderlo per terra? Non capisci che così sporchi la faccia della Democrazia? >>

<< La faccia della Democrazia >> sussurrò Michele: << Questo mi piace. >>

<< Vuoi che scendiamo in strada? >> gli propose sotto voce Ambrogio: << Che facciamo magari una puntata all’oratorio? È là che le squadre fanno capo. >>…

<<Forza >> disse Ambrogio: Ormai la cena è finita e non staremo mica via molto. In mezz’ora siamo di ritorno. >> Riaccostò le persiane.

<< Massa di deficienti >> si sentì fuori la voce di Saulo: << Avete rovesciato il secchio della colla. Disgraziati. Adeodato, sei stato tu, eh?

<<No >> si sentì la voce d’Adeodato rispondere: è stato quell’impappinato di Beniamino. >>