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Eugenio Corti

Il mio inferno rosso

“Vengono a incontrare un testimone del Novecento. La domanda che prima o poi tutti mi fanno è: come ha fatto lei, che ha visto tutti gli orrori del Novecento, a non perdere la fede? Ma è proprio perché ho visto, ho toccato con mano le bestialità delle ideologie che pretendono di sbarazzarsi di Dio, rispondo sempre, che la mia fede si è confermata, rafforzata”.

Il Medioevo e altri racconti

L’amore di Eugenio Corti per il Medioevo 

È bene ripeterlo, Corti, realista, è conscio che mai c’è stato idillio nel mondo, e come non ce n’era nella sua Brianza prima del risorgimento, del socialismo, del fascismo e del conflitto mondiale, ma in ogni caso più grazia, così fu nel Medioevo, seppur con tutti gli eterni drammi umani, mentre è stato il XX secolo dar vita alla morte su una scala d’orrore del tutto sconosciuto in quei secoli a torto considerati oscuri…

La sua sintesi della storia umana, influenzata dal ruolo della rivelazione cristiana, è assai limpida e ha un tragico senso circolare, dalle epoche preistoriche in cui l’uomo lottava per la vita, contro gli animali e gli elementi e infine contro i suoi simili, prendendo gradualmente coscienza del dramma del suo esistere, “il dolore, la malattia e la morte”, alla moderna “generazione degli uomini ridotti allo stato primordiale”.

Il Medioevo di Eugenio Corti

Gli anni pacificati e operosi della piena maturità rivelano in lui una consapevolezza vocazionale consolidata nel tempo: «Fin dall’infanzia ho sentito di essere chiamato a scrivere. Per ricostruire in modo obiettivo la realtà — scrivere è questo — bisogna prima capire il mondo. Per questo fino a vent’anni non ho scritto niente: mi rendevo conto di essere impreparato».