Scritti di Eugenio Corti – Consanguineità di marxismo e nazismo

Het rode paardStudiando i sacri testi del marxismo egli aveva ormai afferrato con chiarezza alcune realtà fondamentali: e in primo luogo che le idee più importanti in essi contenute procedevano dalle medesime fonti anticristiane da cui procedevano anche i comportamenti nazisti.

A dirla in breve quelle idee e quei comportamenti procedevano dall’idealismo tedesco, e più su dall’illuminismo sei e settecentesco, e più su ancora dalla ribellione di Lutero, e più su dall’antropocentrismo rinascimentale; procedevano inoltre da alcune linee di pensiero anticristiano derivate da quelle stessi fonti, come per esempio il darvinismo voltato in filosofia atea.

In sostanza Michele s’era reso conto che marxismo e nazismo avevano un numero straordinariamente elevato d’antenati in comune, erano cioè dello stesso sangue. E infatti entrambi – in un’antitesi ormai quasi perfetta col cristianesimo, che è amore – si esplicavano attraverso analoghi meccanismi d’odio: soltanto mentre nel marxismo c’era una classe redentrice (il proletariato) chiamata a rovesciare e ‘reprimere’ le altre classi, nel nazismo c’era invece una razza eletta, chiamata ad asservire e a schiacciare le altre razze. Vero che il nazismo – più moderno – faceva rispetto al marxismo un passo avanti, in quanto non prevedeva affatto il recupero teorico alla sua società nuova (millenaria, al pari di quella comunista) dei rovesciati e repressi, ma emancipatosi dalle utopie umanitarie laiche ottocentesche ancora presenti nel marxismo, proclamava di voler dominare, stradominare e basta. In compenso tuttavia, essendo – a guardar bene – più propriamente un rovesciamento dell’ebraismo che del cristianesimo, il nazismo finiva con l’essere di gran lunga meno universale del marxismo, e in conclusione – Michele pensava – meno pericoloso per l’umanità.